Comunismo a Times Square by Giada Biaggi

Comunismo a Times Square by Giada Biaggi

autore:Giada Biaggi [Biaggi,Giada]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2024-02-27T00:00:00+00:00


Appena aveva fatto finta di mettere giù il telefono, Agata aveva scritto un WhatsApp a John; lui le aveva risposto dopo venti minuti. Si sarebbero visti all’ingresso principale del Mall of The Emirates alle sei. Aveva pensato che solo un newyorkese poteva invitare una donna in un centro commerciale al primo appuntamento.

John ci aveva messo un sacco a scrivere quel messaggio, perché lo aveva digitato solo con la mano sinistra: avrebbe risposto immediatamente se non fosse stato per quell’inciampo motorio; la spalla destra aveva iniziato nuovamente ad agitarsi.

“Jacques Derrida scrisse nel suo celebre quanto discusso saggio La carte postale come tutte le lettere possano essere potenzialmente lette da chiunque; chi ci dice che tutto quello che ci inviamo non venga letto dai governi? Così come possano sempre non arrivare a destinazione; è una possibilità strutturale di ogni lettera, e in sostanza di ogni comunicazione; anche di quella digitale che ci sembra così sicura e infallibile. Una variazione nella destinazione rispetto all’intenzione del mittente non è necessaria, ma la possibilità di non arrivare a quella specifica destinazione è necessariamente iscritta in ogni invio. È da questa possibilità tecnica del fallito invio che dobbiamo partire per comprendere la nascita del movimento della Mail Art negli anni settanta e la sua critica antisistema alla logica del progresso infinito...” Mentre Susan teneva una delle sue lezioni alla Columbia, aveva disegnato sulla lavagna una gigantesca busta con un punto di domanda sulla linguetta superiore. “In quanto accademiche, visto che i nostri scritti non vengono letti dai colleghi uomini, ai quali sono destinati nelle nostre intenzioni di mittenti, più che di possibilità tecnica parlerei di certezza matematica di questa supposta deviazione...”

In quegli stessi istanti Agata, appena tornata a casa, aveva scritto una mail a Walther; come per i messaggi del giorno prima non voleva davvero inviargliela; voleva solo sublimarsi nel gesto della scrittura. Quello era il suo modo di rendere Walther, ancora una volta, il più vicino e il più lontano possibile. “È tutto così fottutamente beckettiano,” aveva esclamato Agata ad alta voce mentre si apprestava a scrivere la mail al computer. In quel momento, le lancette del suo Cartier erano sovrapposte sulle XII.

[email protected]

HEY, GOODBYE

1,86 euro, internet staccato, due bollette della luce non pagate, non potevo usare né la lavatrice né il forno perché mi avevano abbassato il voltaggio. Ho smesso di recitare perché sono povera, questa è la verità. Mio padre ha tagliato i fondi, mia madre non ha più quel programma in tv e io non potevo fare la cameriera o la commessa a Vienna; mi conoscono tutti, sarebbe stato umiliante. Forse per una nata povera no, ma per me sì. Moltissimo. E conosco benissimo anche la tua verità; so perfettamente che mio padre non ti ha pagato e ho dei seri dubbi su tutto quello che mi hai raccontato negli scorsi anni. Ho fatto finta di prendere un appuntamento allo studio di tuo padre ad Amburgo e almeno lui esiste e fa quello vicino al Mare del Nord. Spero che un giorno mi dirai le cose come stanno.



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